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PSICOANALISI NEOFREUDIANA

A cura dell' International Foundation Erich Fromm
Periodico quadrimestrale
anno XX numero 3 speciale
Registrato al Tribunale di Prato il 01/06/1988 al n. 133
Comitato Scientifico - Coordinatore: Irene Battaglini

Stampato in proprio - diffusione via Web
Direttore Responsabile: Ezio Benelli
Editing: Irene Battaglini
Polimnia - Musa della narrazione

RELAZIONE INTRODUTTIVA

di Pier Lorenzo Eletti

Il rapporto UOMO-CITTÀ è uno dei più attuali e angoscianti.

Assieme alla Megamacchina l'Uomo sta costruendo la Megacittà. E accanto agli agi il corpo e la mente dell' uomo moderno subiscono nuovi "disagi". La possibilità di vivere liberamente - che era propria di un agglomerato urbano abbastanza vasto - diventa sempre più ridotta. Il Caos edilizio, la mancanza del verde, il traffico delle auto, l'inquinamento atmosferico, acustico ed idrico rendono la città sempre meno vivibile sia dal punto di vista fisico che da quello psicologico e sociologico. Ed a questo si aggiunge l'aspetto anonimo ed anodino del vivere urbano, una conformità che appiattisce ed umilia, l'incapacità di realizzare una distensione ed uno sviluppo delle differenze individuali sul piano della personalità. A tutto questo si aggiunga la violenza individuale e sociale, la delinquenza organizzata e quella comune, il teppismo dei gruppi ecc...Per dibattere questi problemi è stato organizzato il Convegno "Una città per l'uomo:Problemi di ecologia Urbana" che si è svolto a Firenze in Palazzo Vecchio nel prestigioso "Salone de' Duegento", il 18 novembre 1989.

Il Convegno ha visto riuniti a Firenze i massimi esponenti e studiosi della ecologia italiana. Molti di essi si riconoscevano e si riconoscono attorno agli ideali umanitari portati avanti dal grande pensatore tedesco Erich Fromm.

Infatti il meeting era organizzato dalla International Foundation Erich Fromm con la collaborazione dell' Istituto Milanese "L'Uomo e l'Ambiente".

Fromm aveva capito il fenomeno della necrofilia attraverso l'osservazione delle persone in analisi. La teoria aveva preso le mosse dalla posizione freudiana sugli istinti di vita e di morte e sui concetti fondamentali dell' ambivalenza. Ogni atto dell' uomo dimostra la tendenza primaria di "impossessarsi di un qualche cosa". Tale possesso contiene due elementi: uno positivo, tendente alla sopravvivenza,l'altro negativo, tendente alla distruttività dell' oggetto posseduto. Il nevrotico non riesce mai a possedere interamente un bene, perché teme di perderlo; dal punto di vista dinamico si potrebbe osservare che egli desidera e teme al tempo stesso di distruggerlo. La città presenta queste dimensioni di ambivalenza perché è il prodotto dell' uomo. Ogni nascita è possibile se è preceduta da un simbolico "morire". Questo processo dialettico di morire e nascere insieme viene spinto da forze psichiche molto profonde: le stesse forze psichiche che rappresentano la costruzione della realtà. La vita umana si gestirebbe più facilmente se non dovesse fare i conti con i "sentimenti", intendendo per sentimenti condizioni e spinte soprattutto irrazionali che conducono a comportamenti ed a scelte operative. La necrofilia tende a negare i sentimenti, sacrificandoli sull'altare della ragione sociale o della ragione di stato.

Ed infatti, spesse volle, il piano urbanistico sacrifica sull'altare della socialità le condizioni minime di vivibilità e persino i valori ecologici di base (spazi, luce, verde, bambini, anziani, ecc.).

Molti architetti ed urbanisti nel corso del convegno hanno sottolineato l'importanza della città come segno dell' uomo e come espressione emblematica dell' uomo stesso. Anche se la città - specie quella europea - nasce in forma spontaneistica, per rispondere a esigenze prevalentemente mercantili, la sua storia è poi intessuta di sforzi per il cambiamento; gli sforzi per il cambiamento hanno corrisposto più agli aspetti e alle esigenze della produzione industriale o dagli aspetti speculativi tipici della produzione edilizia, che a motivazioni di ordine sociale ed igienico. In sostanza, quindi, la città evolve in senso peggiore proprio a causa dell' uomo, che dimentica di essere egli stesso il fine della attività abitativa ed urbanistica e non il mezzo per produrre speculazione ed alienazione a beneficio di pochi. Sembrerebbe, al riguardo, di dover affermare che il convegno ha sottolineato l'importanza che il cammino della città risiede prevalentemente in un processo educativo che pone l'accento non solo sulla città ma anche sull' uomo. L'aforisma potrebbe trasformarsi nel seguente: "un uomo per la città e quindi una città per l'uomo".

Alla luce di queste affermazioni la città dovrebbe essere riguardata nella sua interezza, come nella sua interezza dovrebbe essere riguardata la vita dell' uomo. Ma, purtroppo, la città si basa sulla separatezza, sulla specializzazione, su ciò che è apparentemente certo, su leggi, ordini, prescrizioni, pianificazioni, ecc. Non si desidera a questo riguardo enfatizzare il caos urbanistico, anzi, è necessario recuperare l'immagine del presente attraverso il recupero dei valori sociali correnti. E' tipico del necrofilo sezionare, atomizzare, staccare, dividere, tagliare. E la città appare sempre di più come una cosa morta, effimera, transeunte, veloce...

Un altro aspetto molto importante della visione unitaria della città è dato dalla querelle circa l'armonia della città stessa, il suo rapporto profondo con la natura e la sua dicotomia con la cultura. E' chiaro che la natura rappresenta la madre dell'uomo in senso psicobiologico. E' colei che l'ha generato ed è colei che lo mantiene in vita ed infine è colei che ne accoglie le spoglie. La città, però, adultera il rapporto con l'ambiente, lo trasforma profondamente, creando talora un clima illusorio e persino allucinato. In alcune città (ad esempio, New York) e sentitamente in alcuni periodi, si tende a favorire la vita notturna con conseguenti alterazioni sul piano dell'armonia con la natura. Fromm aveva individuato l'importanza di un sano rapporto con la natura. Lo studio si riferisce alla predominanza nel mondo contemporaneo di un comportamento definito con il termine "carattere sociale sfruttante". Lo sfruttamento consiste nel soddisfacimento di un bisogno con il depauperamento o addirittura la distruzione dell' altro. Il comportamento ha caratteristiche maniacali e/o paranoidee. Si ritiene che la fonte dello sfruttamento sia in ogni caso inesauribile e possa soddisfare interamente. La limitazione nel soddisfacimento, che rappresenta il sano principio di realtà, viene in ogni caso rifiutata; si veda, ad esempio, il problema delle fonti energetiche, che rappresentano certamente un qualcosa di limitato e comunque ad esaurimento. La cultura sociale che proviene dai mass media tende a rimuovere tale realtà ponendo l'accento sulle capacità massime "di sfruttamento".

Le aspirazioni passionali dell' uomo si realizzano prevalentemente sul versante dell'acquisizione più che su quello del rispetto; ne nasce un modello di riferimento molto pregnante, che viene tramandato alle giovani generazioni incentivando il meccanismo predatore e svolgendo, quindi, un opera diseducativa.

Un ultimo aspetto, non certamente ultimo per importanza, è dato dai riflessi sulla salute fisica e mentale dell' inquinamento urbano. La medicina psicosomatica ha evidenziato i pericoli della città contemporanea (inquinamento chimico/atmosferico, da scarichi industriali e dei veicoli a motore, inquinamento idrico, da scarichi industriali, agrari e dei rifiuti urbani, inquinamento acustico, dovuto alla rumorosità dipendente in grandissima parte dal traffico, aumento dei battevi nel pulviscolo atmosferico, ecc.). Sul versante mentale si evidenzia il problema della violenza, che è emblematico del fenomeno cittadino e che è conseguenza della massificazione dell'individuo, che si rivolge sempre più verso forme mortifere rappresentate da alcuni gruppi che coltivano la cultura della violenza e/o il teppismo.

Il congresso ha ampiamente dibattuto questo tema sottolineando la particolare condizione dell' uomo moderno: il suo affrancamento dalle condizioni minime per la sussistenza, ma una sostanziale tendenza all'infelicità. Per dirla con Fromm, l'infelicità rappresenta un blocco della crescita; tale arresto comporta la rinuncia ad una possibilità di affermazione con la conseguente intensificazione dei processi di delega.

L'uomo rinuncia ad essere Dio e si appiattisce su posizioni di attesa e di rinuncia. Si sviluppa una depressione che conserva al suo interno l'ansia di evitare la morte, quella morte che è data dal suo agire come un robot, come una regressione all’ inorganico e all’ informale. Se la vita psichica si esplica, come abbiamo rilevato, in un processo dialettico fatto di morire e di nascere, di separarsi e di legarsi, di vincere e di soccombere, la deprivazione di uno dei due corni del dilemma (capacità di nascere, capacità di morire) sviluppa un atteggiamento sadico-violento e necrofilo distruttivo. Questa e la realtà delle grandi città dell' epoca moderna. Affermarsi e conservarsi, controllare e mortificare.

L' impossibilità dialettica della psiche dell' uomo moderno provoca una collusione tra Io e Super Io che certamente rende più difficile la presa di coscienza del conflitto ed incentiva le spinte rinunciatarie e depressive. Kremerius propone al riguardo di riformulare la meta terapeutica di Freud nel nuovo aforisma: "ciò che era Super Io deve diventare Io". Questa è una delle prime soluzioni auspicate anche dal congresso: il processo di coscientizzazione, che rende ordinato il caos mentale del "civis" prima ancora di ordinare la "civitas".

Se gli uomini non possono vivere le forze della sana affermazione del loro essere sociali, soprattutto il senso di giustizia, la capacità di dissentire e di ribellarsi, i desideri narcisistici e le pulsioni aggressive benigne, prima di assistere ad un processo irreversibile di necrofilia e di distruttività, quegli stessi uomini possono realizzare attività interiori tendenti a comprendere ed a prevenire.

Da questo punto di vista il congresso ha ottenuto notevole successo proprio in quell’opera di ripensamento consapevole testé accennata.

Il dottor Paolo Benelli, Vicepresidente della Regione Toscana ed Assessore alla Sanità, ha portato un saluto particolarmente interessante che ha spaziato ampiamente sui temi del convegno fino ad assurgere al carattere di una vera e propria relazione. Analogo discorso può essere fatto per il saluto inaugurale del Rettore dell' Accademia internazionale Medicea prof. Carlo Sirtori, che ha svolto una relazione molto interessante sui "Riflessi esistenziali conseguenti all' inquinamento atmosferico" sul piano soprattutto fisico e della salute. Il Vicepresidente della Provincia Paolo Bagnoli ha riproposto il concetto di essenza della città, secondo il modo esistenziale di "vivere nel mondo". I dottori Piero Bottini e Piero Poggi hanno intrattenuto il congresso su un tema statistico particolarmente significante, l'inquinamento acustico della città di Firenze; la relazione è stata corredata da una serie di rilevazioni tecniche operate nelle strade di Firenze. Il compianto prof. Matteo Vitetta, illustre scienziato ed amico, alla cui memoria vengono dedicati questi Atti, si è addentrato su di un tema che è stato sottolineato ampiamente nel convegno, quello della psicopatologia riferita all' ambiente urbano. L'architetto Delfo Del Bino, professore all'Università di Firenze, ha trattato un tema molto sentito: "la città come segno dell' uomo" , intendendo l'uomo nella sua accezione più ampia, autore di se stesso, di un progetto simile a se stesso. I1 prof. Roberto Guiducci ha posto l'ecologia al centro di un' ipotesi di rifondazione della città sui livelli sovrastrutturale, strutturale e sottostrutturale. Il presidente del Parco Naturale della Maremma, prof. Andrea Vellutini, ha trattato il rapporto uomo natura, con particolare riferimento ad una armonia che va recuperata. L'architetto Maurizio Spada, presidente dell'Istituto Uomo e Ambiente di Milano, ha sottolineato gli aspetti dell'ordine e del disordine nella morfogenesi ecologica con interessanti prospettive storico-filosofìche. Il prof. Vinicio Serino ci ha fatto fare un viaggio nella tradizione con un ideale di città medievale ed il prof. Diego Garofalo, un illustre psicoanalista neofreudiano, ha trattato ampiamente il tema "Psicoanalisi e ambiente :la malattia psicosomatica come nuovo sintomo del contemporaneo disagio della civiltà". Hanno chiuso la prima sessione, coordinata dal dott. Bagnoli e dal prof. Eletti, i dottori Paolo Cappellotto e Alfredo Tridenti, della Scuola di Formazione in Psicoterapia e Psicosomatica di Cremona, sul ruolo dello stress della città nell' insorgenza delle malattie psicosomatiche.

Nel pomeriggio, alla ripresa dei lavori, il prof. Carmelo Carabetta, studioso ed amico dell' Università di Messina, ha trattato un tema di viva attualità: "Dall' istinto di sopravvivenza al delirio di onnipotenza”, un'analisi antropologica e sociologica della presenza dell' uomo nel pianeta e della strutturazione della città. I1 prof. Paolo Michele Erede ha trattato il tema dell' ecologia della mente, analizzando le distopie e le discronie tipiche della città, illustrando in particolare la prospettiva umanologica di Erich Fromm. I1 prof. Francesco Guazzo Albergoni, un agronomo docente nell' Università di Milano, ha fatto vivere al convegno un momento di intenso sapore silvestre: la città vista dall'albero; il prof. Pier Lorenzo Eletti ha scelto un tema di significato provocatorio: "Una città malefica", una città che può trasformarsi e diventare mostruosa, con lo svilupparsi della necrofilia e della distruttività auto ed etera indotta, una città che nasce sostanzialmente buona con la "natura" e diventa "malefica" con la "cultura". Il dott. Sarò Munafò, Presidente delle Terme di Chianciano, ha espresso vive preoccupazioni per la qualità della vita in conseguenza del degrado dell' ambiente, il suo terna "Sviluppo e ambiente, uomo e natura" ha emblematicamente puntualizzato le contraddizioni e le ipocrisie di questo rapporto,ricordando le devastazioni delle foreste amazzonica e filippina, le trasformazioni in camere a gas delle nostre città, la contaminazione della Terra, l'uccisione di fiumi, laghi e mari. La dott.ssa Alida Cresti si è soffermata sul significato del colore come espressione dell'uomo, come metafora tra l'uomo e lo spazio, come istanza di libertà. La casa è stata riguardata come elemento di colore nell' immaginario: un grigio psicologico-mentale, nell' immaginario urbano. Infine, il prof. Sergio Villani ha parlato dell'influenza dell' irraggiamento sulle funzioni visive.

È a tutti apparsa insopprimibile l'idea dell' "inversione di rotta". Non è possibile che l'uomo, dotato di capacità di razionalizzazioni e di elevazioni, in una parola, per dirla con Fromm, capace di essere "biofilo" possa rassegnarsi ad autodistruggersi. Aderendo alla tesi finale della proposta del dott. Sarò Munafò affermiamo che non vi sono responsabilità a monte o a valle, ma solo responsabilità globali che si identificano con una realtà complessa qual è l'ambiente. Convegni come questo possono contribuire a far si che sempre più persone comprendano non solo quanto bisogna che "gli altri" facciano, ma quanto "ciascuno" di noi capisca di dovere, anche individualmente, fare.

Pier Lorenzo Eletti

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