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UNA GIORNATA AL LABORATORIO ESPRESSIVO-ESPERIENZIALE SEMINARIO DEL 20 SETTEMBRE 2009

Marta Fedi



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Il 20 Settembre scorso ho partecipato ad un seminario espressivo-esperienziale di pittura e scultura creativa organizzato dall'Associazione Le Muse e svoltosi nell'atelier del Maestro Giorgio Butini.

Essendo la prima volta che facevo quest'esperienza e non sapendo con precisione cosa aspettarmi, ero emozionata al pensiero di passare una giornata così diversa e al mio arrivo gli stessi timori li ho ritrovati anche negli occhi degli altri partecipanti; timori che, grazie ad un'ambientazione rilassante e confortevole e soprattutto grazie all'intervento del coordinatore Irene Battaglini, che ha saputo sciogliere il nostro imbarazzo iniziale, hanno lasciato spazio all'armonia, alla coesione e alla creatività.

Sì perché attraverso due distinti momenti di lavoro, la pittura e successivamente la scultura, ognuno di noi ha potuto rapportarsi con le emozioni suscitate dal creare ed entrare in contatto con parti che non sempre riusciamo a raggiungere, come il mettersi in gioco, il rendersi conto di essere capace e di poter esprimere potenzialità nascoste o semplicemente il permettersi di passare un'intera giornata dedicata a noi stessi.

Creare, quindi, visto non in base al giudizio finale, ma come possibilità per superare i propri limiti e per conoscersi meglio: nella prima parte lavorativa, quella della pittura, il momento creativo è stato supervisionato dal Maestro Giorgio Butini che ha tracciato il percorso da seguire istruendoci su come utilizzare il materiale fornitoci. Attraverso le sue linee-guida abbiamo imparato a conoscere le giuste proporzioni di un disegno, il gioco di luci ed ombre essenziale per il chiaroscuro, abbiamo si può dire cominciato a prendere confidenza con la nostra creatività.

È stato importante in questa fase di approccio avere una figura di riferimento che con semplicità ci ha introdotto nell'ambiente artistico, quasi fosse naturale: la sensazione comune, infatti, al termine dei lavori è stata come se ci avesse tirato fuori qualcosa che già avevamo dentro, come se ci avesse aiutato ad indirizzare nella giusta direzione potenzialità nascoste.

Successivamente osservare il disegno ultimato, specialmente per chi come me non aveva una preparazione alle spalle, è stato molto gratificante.

Nella parte dedicata alla scultura, invece, non ci sono state date regole in modo che esplorassimo e creassimo da soli; un po' come un percorso di crescita. Dopo lo smarrimento iniziale, infatti, tipico del trovarsi improvvisamente senza una guida, ci siamo ascoltati dentro e, prendendo sempre più dimestichezza con la creta, sono nate le più svariate opere che si sono rivelate specchio delle nostre emozioni e delle nostre speranze.

Questo tipo di lavoro è stato diverso anche nel modo di esecuzione, più a contatto diretto con il materiale dovendo lavorare la creta con le mani, più coinvolgente a livello di sensazioni fisiche e credo di non sbagliarmi affermando che, a differenza di prima, è stato essenziale l'essere stati lasciati liberi di creare dal niente per il buon raggiungimento del risultato.

Se anche qui ci fosse stato dato un compito preciso, lo scopo di creare attingendo dal nostro mondo interiore non sarebbe stato raggiunto con la stessa intensità che si è manifestata. Infine, essendo la scultura una forma d'arte istintiva, o almeno così è sembrata a me, ha bisogno del tempo necessario per fissare l'immagine da riprodurre e della calma per far combaciare l'idea con il risultato finale ed entrambi gli elementi ci sono stati largamente concessi.

Oltre che i momenti pratici di lavoro, sono stati fondamentali anche quelli di restituzione, nei quali ci siamo ritrovati per parlare delle sensazioni provate e attraverso cui da persone sconosciute che eravamo, ognuno con le proprie aspettative e con il proprio bagaglio di esperienze, siamo diventati un gruppo che lavorava insieme, si confrontava, si aiutava e più di tutto creava insieme.

Questo è stato il filo conduttore dell'intera giornata, il creare insieme, il riuscire ad essere un gruppo all'interno del quale ciascuno ha contribuito nel creare qualcosa di unico e ne è stata la prova il fatto che, anche quando il soggetto da ritrarre era uguale per tutti, come nel caso della pittura, non c'è stato un disegno uguale all'altro. Ognuno nell'atto creativo esprimeva la propria personalità, seguendo i propri gusti e le proprie emozioni, di modo che un tocco di luce in più non fosse solo il risultato di un segno di carboncino su di un foglio.

Da fare da cornice all'intera giornata, quindi, il tema del creare, la creatività che alla fine simboleggia quella parte di noi libera da confini prestabiliti, libera dai limiti che spesso ci poniamo davanti, quella parte di noi che molte volte trascuriamo e che non riteniamo importante, ma che se imparassimo a conoscere meglio potrebbe rivelarsi la parte più vera di noi.

Proprio questo voglio promettermi di fare, voglio che quest'esperienza mi sia servita per guardare sempre le cose dalla giusta prospettiva.

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