La vita ed il pensiero di Erich Fromm


Erich Fromm
(Francoforte sul Meno, 23 marzo 1900 - Locarno, 18 marzo 1980)

Avere o Essere

Attraverso l'analisi dell'esistenza individuale, Fromm fa una differenziazione tra Avere e Essere descrivendole: "Avere e essere rappresentano due visioni integrali della vita che , in quanto tali investono la totalità del mondo esistente e determinano una valutazione diametralmente opposta dell'ordine spirituale e della realtà sensibile"(17)

Il sistema universale dei valori in cui gli esseri umani sono inseriti li orienta e li indirizza verso differenti modi di esistere a seconda che si dispongano verso un'esistenza dell'avere o dell'essere.

Il nostro modo di esistere dunque può essere destinato verso una modalità dell'avere in cui la concezione del mondo statica, il possesso e l'apparire diventano modalità costitutive dell'uomo, o verso una modalità orientata all'essere, dimensione dell'esistere dinamica, in continua trasformazione e che non si risolve mai nelle manifestazioni esteriori. La distinzione per Fromm tra modalità dell'avere e dell'essere è particolarmente difficile in quanto viviamo in una società e in un'epoca orientata all'avere.

"Essere significa vita che si esprime come incessante attività e perenne motivo di trasformazione, energia che, incessantement,e muove l'individuo verso la realizzazione piena di sé e delle proprie possibilità spirituali. Avere significa stasi, paralisi delle disposizioni interiori dinamiche, attaccamento al proprio ego (mentre nella dimensione dell'essere Fromm parla di Io), incapacità di realizzare un principio di produttività sociale. Chi vive secondo questa modalità si adopera a circoscrivere nel tempo le proprie manifestazioni di sé, a fissare in termini di possesso ogni atteggiamento del proprio io. Ciò in contrapposizione alla modalità dell'essere; l'uomo attivo, l'uomo vivo che ispira la propria esistenza alla modalità dell'essere è simile a un recipiente che si ingrandisce mentre lo si colma, sì che mai sarà pieno. Più l'individuo vive secondo questa modalità più si allargano i propri confini di azione e la propria esperienza di vita si ingrandisce generando nuove forma di vita."18 Questa distinzione rievoca il pensiero di Kierkegaard recuperato da Heidegger attraverso la differenziazione da la dimensione inautentica e autentica dell'esistere.

La distinzione di Fromm evidenzia come il dinamismo dell'essere e la staticità dell'avere siano elementi che si rispecchiano anche nel linguaggio e nelle sue categorie. Il nostro linguaggio ne rivela l'orientamento e vi è un continuo manifestarsi del desiderio di avere. "La crescente importanza dell'ego nei confronti dell'Io, dell'avere nei confronti dell'essere trova una chiara espressione nello sviluppo del nostro linguaggio. Tutte le categorie del processo dell'essere sono trasformate in categorie dell'avere."(19)

Per Fromm diventa fondamentale distinguere tra l'avere esistenziale e l'avere caratterologico: il primo implica una disposizione esistenziale relativa alla necessità, alla conservazione e all'istinto, diversamente da quella caratteriologica dove la finalità ultima è solo ed esclusivamente il possesso.

Nella sua analisi la dimensione dell'avere esistenziale non è in contrasto con quella dell'essere perché chiunque possiede tale disposizione, in quanto elemento costitutivo dell'uomo da un punto di vista biologico. E' la dimensione dell'avere caratteriale che ostacola la libera espressione ed espansione di Sé richiamando continuamente il bisogno di appellarsi ad una realtà effimera e superficiale, inautentica. Fondamentalmente l'avere caratteriologico fa identificare il possesso con la nostra esistenza e ci fa credere che potremmo lasciare una testimonianza di noi attraverso l'avere, che in realtà pone l'individuo di fronte all'angoscia della morte, vissuta come distacco dalla propria identità e dai propri beni terreni. Per sottrarsi a questa inquietudine una possibilità è data "dallo spogliarsi dal proprio ego, da ciò che è transeunte e mortale, per rivolgere le proprie energie verso la vita".(20)

Nella sua visione Fromm esamina anche le concezioni tra autorità e modalità dell'essere o dell'avere arriva a delineare un quadro in cui queste due modalità antitetiche dell'esercizio dell'autorità si evidenzia la differenza tra apparenza e realtà, tra illusoria parvenza dell'avere e essere.

Sembrano emergere alcune analogie con la concezione di Mounier, anche se Fromm confina la propria analisi relativamente all'essere individuale e sociale inserito nella realtà sociale.

NOTE:
17. Op. cit. p. 241.
18. Op. cit. p. 247.
19. Op. cit. p. 256.
20. Op. cit. p. 266.