La vita ed il pensiero di Erich Fromm


Erich Fromm
(Francoforte sul Meno, 23 marzo 1900 - Locarno, 18 marzo 1980)

Salute mentale e società contemporanea


Per Fromm la salute mentale è determinata dall'adattamento della società alle esigenze e ai bisogni dell'uomo e dalla funzione di promuovere la salute mentale. Questo aspetto è rilevante nell'organizzazione sociale che è sempre più caratterizzata da una disarmonia che si esprime come deficienza sociale strutturata.

Psichiatri e psicologi sbagliano nel considerare la patologia dell'uomo come una risposta al disadattamento sociale, infatti a Fromm interessa scoprire la patologia della normalità. Un'aspetto importantissimo recuperato da Marx è il concetto di alienazione; l'alienazione come fenomeno che pervade intimamente i rapporti umani e sociali (op. cit. p. 113).

Fromm definisce l'alienazione come una forma di autoestraniamento dove l'individuo non riconosce sé stesso se non come una misera cosa. (viene fatta una descrizione delle prime forme di alienazione che si possono rinvenire già nella differenza che emerge tra religioni politeiste e quelle monoteiste). L'alienazione è un fenomeno moderno, ma acquisisce una portata piuttosto vasta nell'attuale società in cui viviamo e nella realtà sociale. l'alienazione come situazione di scacco per l'uomo che sperimenta la mancanza del senso dell'Io diventando una persona malata. Nell'esaminare gli aspetti clinici che emergono da questa dimensione alienata dell'uomo l'autore osserva che depressione, dipendenza, idolatria, fanatismo, sono tutte espressione dell'alienazione dell'uomo. "L'individuo alienato diventa un individuo dissociato e non può più realizzare l'integrazione della personalità totale" (op. cit. p. 116).

Come già Kierkegaard aveva messo in luce, la dimensione della inautenticità dell'uomo porta l'individuo a quella che Fromm definisce lo stato di nevrosi dato dalla impossibilità di volere una sola cosa e di assumere il senso autentico della vita.

Questo stato di dissociazione, Autenticità/inautenticità (parafrasando Kierkegaard), sembra determinare lo stato di perenne incertezza che caratterizza l'uomo contemporaneo. C'è nella società un'autorità anonima del senso comune e della comune approvazione che anche se non scritta condiziona l'uomo e il suo agire.

L'alienazione attraversa tutte le dimensione dell'esistere. Anche concetti come uguaglianza e uniformità, sono stati confusi e parificati. "Abbiamo conquistato l'uguaglianza per rinnegarla nel suo contenuto più vero e originale, perché ne abbiamo appiattito il valore: siamo sempre più uguali, sempre più uniformi e passivi e, quindi destinati ad essere inseriti come automi nell'immenso alveare dell'organizzazione sociale (...). Il trionfo dell'uniformità spegne il motivo dinamico della individualità e, quindi, la capacità dell'uomo di generare forme produttive di esistenza" ( cit. opera p. 128 e 129).

I processi di consumo, di produzione, quelli relativi alle passioni, ai bisogni, all'amicizia ecc. sono tutti alienati. L'esaltazione sociale per il possesso e la sua relativa soddisfazione diventano nuove forme di alienazione per l'individuo che non è più in grado di accogliere i propri bisogni. Anche la nostra brama nei confronti del consumo ha perso ogni contatto con i bisogni reali dell'uomo. Oggi possiamo osservare un numero sempre maggiore di persone depresse o ansiose che si rifugiano nel mangiar troppo, nel comprare in quantità eccessiva o che diventano preda dell'alcoolismo per compensare la depressione o all'ansietà nascoste. In questo alienarsi dell'individuo sta la sua fragilità; egli perde le sue qualità di essere capace di dominare la realtà che lo circonda, anche se apparentemente ogni giorno che passa sembra realizzare nuove conquiste. "Più potere ha sulle macchine più impotente diventa come essere umano; più egli consuma, più egli diventa schiavo della necessità, costante, in aumento, che il sistema industriale crea e manipola" (op. cit. p. 132).

Una vita fittizia a cui l'uomo è sottomesso è la sua vera fragilità.

Fromm inoltre evidenzia che il contrario della felicità è la depressione, intesa come l'incapacità di sentire, provare gioia e tristezza. La liberazione dell'uomo può avvenire con il suo affrancarsi dallo stato di depressione che costituisce il ritorno alla pienezza della vita. La vita produttiva una volta alienata viene ad esserlo anche nel divertimento, snaturato. Il sistema organizza il divertimento: come ci si diverte, dove, quando, negando la possibilità di individualizzare la dimensione del divertimento. Tutto questo in un'ottica di frenetico consumo, causando la diminuzione della gioia e del suo desiderio. La superficialità con cui si affrontano le relazioni e in particolare l'amicizia è tale in quanto l'amicizia non è più sentita come un'esigenza dello spirito. Così come l'amicizia è svuotata dai suoi significati più autentici anche l'amore viene distaccato dalle sue dimensioni di spontaneità e come sentimento disinteressato, riducendolo ad uno scambio favorevole fra due persone. L'emancipazione sessuale viene ad essere il surrogato di un profondo sentimento di amore, sostituito con il piacere sessuale reciproco. Tutto questo è risultato poi deludente ed ha implicato un indebolimento profondo nella pratica erotica tra i due sessi. Nel suo decadere essa è stata sostituita da un'associazione amichevole rivelandosi come tentativo di collegare la proprie forze per resistere meglio alla lotta incessante per la vita al fine di liberarsi dalla solitudine e dall'isolamento che attanagliano l'uomo moderno. Prestando attenzione a questa realtà Fromm sostiene che comunque alcuni obbiettivi sono stati raggiunti per l'edificazione di una società determinata da sentimenti di fraternità e capace di realizzare un vincolo significativo e durevole fra i suoi membri.

Infine nell'esame di alcuni aspetti relativi al ruolo dell'alienazione nell'esistenza umana, Fromm focalizza l'indagine sul senso di colpa e la sua origine, evidenziandone l'attuale diffusione.

Il senso di colpa e la sua diffusione sono generati da due fattori, da un lato la situazione causata dai complessi di inferiorità per la propria differenza rispetto alla normalità del proprio ambiente sociale, dall'altra l'origine risiede nella coscienza dell'uomo che sente le sue doti e le sue capacità disperse nel vento e nel tentativo vano di uniformarsi agli altri sperimenta questa forte discrepanza che lo portano ad essere un uomo alienato e infelice. Da qui l'importanza per Fromm di mettere in relazione se stessi con il mondo attraverso l'esperienza sensoriale e l'esperienza del senso comune che permette di far vedere il mondo per com'è; dall'altra c'è la possibilità di una facoltà di vedere le cose dal di dentro e cioè soggettivamente, formate e sperimentate attraverso l'amore, il sentimento e la mia esperienza. Ma se una di queste due forme di coscienza viene soppressa l'alienazione dell'uomo si esprime in patologia, ecco allora la schizofrenia e l'alienazione che diventano complementari. "In entrambe le forme di malattia manca un polo dell'esperienza umana. Se ambedue i poli sono presenti, possiamo parlare di persona produttiva, la cui stessa produttività risulta dalla polarità tra la forma interna e quella esterna di percezione. In ciò consiste l'alienazione dell'uomo di oggi: questo mancato rapporto tra l'individuo e il mondo e tra l'individuo con se stesso si traduce in una perdita irreparabile di realtà" (op. cit. p. 142).

Ma cos'è per Fromm l'uomo di massa?

Si tratta di un essere docile, disciplinato, una creatura, come egli stesso ha definito, dominata principalmente dai suoi riflessi condizionati. Egli è pronto ad accettare modelli comportamentali secondo le esigenze del mercato. L'uomo di massa è caratterizzato da una perenne capacità di adattamento. Fromm sostiene che una tale società produce due tipi di gruppi di uomini: quelli condizionati e i condizionatori.

In Morte di un commesso viaggiatore il personaggio esprime la tragicità di questa condizione umana. Una posizione in cui il valore umano è stabilito dall'utilità del soggetto (fini economici per l'azienda in cui si lavora) e il tentativo di ribellarsi alla monotonia esistenziale del vivere omologato, lo catapulta in un immenso vuoto esistenziale che culmina con il suicidio del protagonista. Suicidio visto come unica possibile scelta a cui egli può tendere per liberarsi da questo stato di alienazione.

Capire fino a quando questo processo di alienazione possa andare avanti e quando avrà termine è molto difficile. Fin ad ora le possibili risposte che l'uomo poteva dare erano tre:

1. Ribellione cieca
2. Suicidio
3. Rinnovamento

Per ora le risposte a cui l'uomo è pervenuto sono state solo due, per l'esattezza, le prime due...